Al Salone d’Onore del Coni una giornata pensata per restituire l’esperienza formativa, culturale e sportiva del progetto “Gioca allo Sport. Cambia il mondo” finanziato dal Dipartimento per lo Sport.
Un evento emozionante che ha coinvolto più di centocinquanta ragazzi in rappresentanza dei quasi 40.000 che hanno partecipato al progetto su tutto il territorio nazionale. Un’onda colorata che si è riversata tra i corridoi di Palazzo H e ha invaso il Salone d’Onore del Coni per testimoniare il valore propulsivo e vitale dell’esperienza sportiva.
Un momento conclusivo che è stato anche un’occasione di confronto e dibattito sui temi più urgenti del benessere sociale e sulle priorità dello sport di base. Presenti al tavolo di relatori infatti, oltre al Presidente Libertas Andrea Pantano, importanti figure centrali del sistema sportivo italiano, la Sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali, il Presidente del CONI Giovanni Malagò e il Presidente del CIPLuca Pancalli. A moderare la discussione una eccellenza del giornalismo sportivo come Massimo Caputi.
Il progetto, che ha coinvolto tutto il territorio nazionale con più di cinquanta Centri territoriali Libertas impegnati, è stato costruito per intervenire in tutti quei contesti in cui la crisi legata all’emergenza Covid-19 ha reso ancora più sfilacciate le maglie del tessuto sociale.
L’obiettivo perseguito in questo ultimo anno di lavoro dedicato alle attività progettuali è stato quello di creare, con gli strumenti tipici dello sport, una rete di sostegno che generasse luoghi e spazi in cui tutti, ma soprattutto i soggetti più fragili, potessero recuperare socialità e opportunità relazionali.
Il focus del progetto è stato centrato sull’individuare le azioni capaci di incidere, non solo sullo stile di vita, ma anche e soprattutto sulla crescita personale, emotiva e culturale delle persone coinvolte.
Pantano: “Lo sport è opportunità di cambiamento, risorsa interna, resilienza. Per tutti questi motivi abbiamo lavorato per sostenere alcune delle fragilità che incidono sulla qualità della vita dei cittadini, per rendere concreto il pieno esercizio il diritto alla felicità e alla piena realizzazione di sé. Siamo convinti che sia arrivato il momento di dare alla parola benessere un senso più complesso, non solo assenza di patologia ma piena capacità di autorealizzazione. Lo sport può e deve agire su tutto questo. In un anno il progetto ha erogato più di 4000 ore di sport gratuito, sei mesi ininterrotti di formazione permanente per i tecnici, coinvolto psicologi, nutrizionisti e medici dello sport con la convinzione che solo la convergenza delle competenze possa restituire allo sport il ruolo determinante di agente del benessere sociale.”
In questo senso l’attività progettuale si è focalizzata sui bisogni, espressi o latenti, di alcune fasce della popolazione che necessitano di un sostegno concreto per ottenere la piena integrazione e coinvolgimento sociale, lavorando sulla intersezionalità dei diritti, per rendere l’esperienza del progetto un laboratorio sportivo di cambiamento culturale.
La Sottosegretaria Vezzali, accolta da una delegazione dei ragazzi e bambini, ha così sottolineato l’importanza di questo tipo di esperienza progettuale: “Gioca allo sport, cambia il mondo” ha avviato un percorso virtuoso grazie al quale lo sport con i suoi valori diventa un elemento imprescindibile di crescita sociale, un modo per offrire opportunità e superare ostacoli e pregiudizi Questo progetto ha offerto alle comunità che hanno avuto il privilegio di parteciparvi la possibilità di mettersi in gioco. L’auspicio è che questo nuovo modello di cittadinanza venga acquisito come progetto pilota per crescere e coinvolgere un maggior numero di soggetti.”
Cinquanta territori Libertas coinvolti, più di 400 ASD partecipanti, 9.480 bambini coinvolti in attività sportive per 6 mesi, 24.000 partecipanti e familiari coinvolti in attività mensili di promozione sportiva per 6 mesi, per un pubblico complessivo 33.480 persone raggiunte.
Questo il volume delle attività di questi mesi che ci hanno consentito di intervenire su alcuni temi fondamentali come il disagio socio-economico e la povertà culturale, le pari opportunità, la disabilità intellettiva e il dialogo interculturale.
Importanti anche le parole di Malagò per l’impegno di questi mesi di lavoro: “Questa mi sembra la giusta direzione, questa la visione con cui operare. Lo sport italiano è una eccellenza che dobbiamo contribuire a far crescere costantemente.”
Anche Pancalli ha voluto esprimere il suo apprezzamento per l’impatto territoriale del progetto: “E’ fondamentale che il sociale non ci appaia come qualcosa di altro o lontano su cui fare interventi specifici ma che diventi l’obiettivo primario e naturale di qualsiasi attività sportiva, culturale e formativa.”
Al centro di questo percorso su più livelli infatti c’è la convinzione che la condivisione di momenti di attività sportive e formative possa essere uno strumento di cambiamento per superare una cultura della divisione o della specificità. Lo sport del futuro non può prescindere dal diritto di ognuno di prendere parte alla vita sociale, a prescindere dalle proprie condizioni fisiche, intellettive e sociali, vivendo l’esperienza sportiva come strumento di crescita personale e collettiva.
Utilizziamo i cookie per assicurarti la migliore esperienza di navigazione. Proseguendo o chiudendo questo banner accetti le condizioni di questo sito.OkPrivacy policy
Al Salone d’Onore del Coni con Vezzali, Malagò e Pancalli
“Progetto Gioca allo Sport. Cambia Il mondo”
Roma 14 giugno 2022
Al Salone d’Onore del Coni una giornata pensata per restituire l’esperienza formativa, culturale e sportiva del progetto “Gioca allo Sport. Cambia il mondo” finanziato dal Dipartimento per lo Sport.
Un evento emozionante che ha coinvolto più di centocinquanta ragazzi in rappresentanza dei quasi 40.000 che hanno partecipato al progetto su tutto il territorio nazionale. Un’onda colorata che si è riversata tra i corridoi di Palazzo H e ha invaso il Salone d’Onore del Coni per testimoniare il valore propulsivo e vitale dell’esperienza sportiva.
Un momento conclusivo che è stato anche un’occasione di confronto e dibattito sui temi più urgenti del benessere sociale e sulle priorità dello sport di base. Presenti al tavolo di relatori infatti, oltre al Presidente Libertas Andrea Pantano, importanti figure centrali del sistema sportivo italiano, la Sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali, il Presidente del CONI Giovanni Malagò e il Presidente del CIP Luca Pancalli. A moderare la discussione una eccellenza del giornalismo sportivo come Massimo Caputi.
Il progetto, che ha coinvolto tutto il territorio nazionale con più di cinquanta Centri territoriali Libertas impegnati, è stato costruito per intervenire in tutti quei contesti in cui la crisi legata all’emergenza Covid-19 ha reso ancora più sfilacciate le maglie del tessuto sociale.
L’obiettivo perseguito in questo ultimo anno di lavoro dedicato alle attività progettuali è stato quello di creare, con gli strumenti tipici dello sport, una rete di sostegno che generasse luoghi e spazi in cui tutti, ma soprattutto i soggetti più fragili, potessero recuperare socialità e opportunità relazionali.
Il focus del progetto è stato centrato sull’individuare le azioni capaci di incidere, non solo sullo stile di vita, ma anche e soprattutto sulla crescita personale, emotiva e culturale delle persone coinvolte.
Pantano: “Lo sport è opportunità di cambiamento, risorsa interna, resilienza. Per tutti questi motivi abbiamo lavorato per sostenere alcune delle fragilità che incidono sulla qualità della vita dei cittadini, per rendere concreto il pieno esercizio il diritto alla felicità e alla piena realizzazione di sé. Siamo convinti che sia arrivato il momento di dare alla parola benessere un senso più complesso, non solo assenza di patologia ma piena capacità di autorealizzazione. Lo sport può e deve agire su tutto questo. In un anno il progetto ha erogato più di 4000 ore di sport gratuito, sei mesi ininterrotti di formazione permanente per i tecnici, coinvolto psicologi, nutrizionisti e medici dello sport con la convinzione che solo la convergenza delle competenze possa restituire allo sport il ruolo determinante di agente del benessere sociale.”
In questo senso l’attività progettuale si è focalizzata sui bisogni, espressi o latenti, di alcune fasce della popolazione che necessitano di un sostegno concreto per ottenere la piena integrazione e coinvolgimento sociale, lavorando sulla intersezionalità dei diritti, per rendere l’esperienza del progetto un laboratorio sportivo di cambiamento culturale.
La Sottosegretaria Vezzali, accolta da una delegazione dei ragazzi e bambini, ha così sottolineato l’importanza di questo tipo di esperienza progettuale: “Gioca allo sport, cambia il mondo” ha avviato un percorso virtuoso grazie al quale lo sport con i suoi valori diventa un elemento imprescindibile di crescita sociale, un modo per offrire opportunità e superare ostacoli e pregiudizi Questo progetto ha offerto alle comunità che hanno avuto il privilegio di parteciparvi la possibilità di mettersi in gioco. L’auspicio è che questo nuovo modello di cittadinanza venga acquisito come progetto pilota per crescere e coinvolgere un maggior numero di soggetti.”
Cinquanta territori Libertas coinvolti, più di 400 ASD partecipanti, 9.480 bambini coinvolti in attività sportive per 6 mesi, 24.000 partecipanti e familiari coinvolti in attività mensili di promozione sportiva per 6 mesi, per un pubblico complessivo 33.480 persone raggiunte.
Questo il volume delle attività di questi mesi che ci hanno consentito di intervenire su alcuni temi fondamentali come il disagio socio-economico e la povertà culturale, le pari opportunità, la disabilità intellettiva e il dialogo interculturale.
Importanti anche le parole di Malagò per l’impegno di questi mesi di lavoro: “Questa mi sembra la giusta direzione, questa la visione con cui operare. Lo sport italiano è una eccellenza che dobbiamo contribuire a far crescere costantemente.”
Anche Pancalli ha voluto esprimere il suo apprezzamento per l’impatto territoriale del progetto: “E’ fondamentale che il sociale non ci appaia come qualcosa di altro o lontano su cui fare interventi specifici ma che diventi l’obiettivo primario e naturale di qualsiasi attività sportiva, culturale e formativa.”
Al centro di questo percorso su più livelli infatti c’è la convinzione che la condivisione di momenti di attività sportive e formative possa essere uno strumento di cambiamento per superare una cultura della divisione o della specificità. Lo sport del futuro non può prescindere dal diritto di ognuno di prendere parte alla vita sociale, a prescindere dalle proprie condizioni fisiche, intellettive e sociali, vivendo l’esperienza sportiva come strumento di crescita personale e collettiva.
progetti affiliazione
Categorie Notizie